venerdì 7 giugno 2013

l'acqua e il riso


L’acqua e il riso
Il riso era una coltura non molto presente nel territorio italiano, ma con il passare degli anni cominciò a sostituire gli altri tipi di colture fino a diventare la monocoltura tipica per eccellenza nella zona nord-ovest d’Italia il terreno per la coltura del riso (risaia) è perfettamente livellato, diviso in vasche molto basse, dette camere, mediante piccoli argini di terra alti 30-40 cm. Le camere vengono allagate dopo la semina nel caso di semine in asciutta come fossero bagnature, e nella maggior parte dei casi alle sommersioni delle camere, segue nel giro di pochi giorni la semina. Coltivare il riso nell’acqua comporta alcuni vantaggi: l’acqua  trasporta nella risaia molte sostanze nutritive dall’esterno e grazie a questo si può ottenere un raccolto maggiore del 50% rispetto a una risaia concimata.
Contrariamente al riso, le altre piante non si trovano a loro agio nell’acqua e questo limita drasticamente la proliferazione di piante indesiderate nelle risaie. Le coltivazioni senza acqua hanno bisogno di cicli di riposo o cambiare il tipo di colture per non impoverire il terreno, viceversa quelle immerse nell’acqua non necessitano di questa condizione e gli appezzamenti di terreno utilizzati come risaie, proprio grazie all’acqua, possono essere riutilizzati ogni anno e sempre dal riso senza alcun cambio di coltura.
L’acqua raccoglie il calore di giorno e lo cede durante la notte, mantenendo la temperatura costante a difesa dei semi e delle giovani piante. L’acqua delle risaie non deve essere stagnante ed è necessario un ricambio d’acqua corrente per non impoverirsi d’ossigeno, vitale per la vita delle piante, per questo le camere sono poste a livelli differenti e l’acqua immessa da un canale (cavo irrigatorio) in quello inferiore scorre verso quelli inferiori fino ad un altro canale detto colatore.

Bibliografia:
Wikipedia

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